I pomodori sulla strada della rivoluzione alimentare

DATA:
24 Gennaio 2022

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Il genetista Tomas Cermak e i suoi colleghi dell’Università del Minnesota hanno creato una pianta di pomodoro molto particolare: a prima vista il folto groviglio di foglie allungate fa pensare che si tratti di una Solanum pimpinellifolium, specie originaria del Perù e dell’Ecuador: molto compatta, con meno rami rispetto al pomodoro selvatico, la pianta di Cermak è in grado di generare una maggior quantità di frutti più scuri, colorazione data dalla presenza di licopene, un potente antiossidante.

Questo esemplare è dotato di caratteristiche uniche perché è stato prodotto attraverso la tecnica di editing Crispr, che Cermak adopera con l’obiettivo di inventare il pomodoro perfetto, facile da coltivare, nutriente e gustoso, ma soprattutto adattabile ai cambiamenti climatici e resistente a tutte le forme di stress: caldo, freddo, sale, siccità e parassiti.

Il cambiamento climatico è causa di svariati problemi per molte colture e i pomodori in questo non fanno eccezione. Questa pianta cresce meglio tra i 18 e i 25 gradi, superati i 35 le rese diminuiscono sensibilmente. Uno studio del 2020 ha dimostrato che entro la metà del ventunesimo secolo fino al 66% dei territori in California storicamente votati alla coltivazione del pomodoro potrebbero non essere più idonei alla crescita di questa pianta e lo stesso vale per altre aree in Brasile, Africa subsahariana, India e Indonesia. Certo l’aumento delle temperature medie renderà possibile l’utilizzo di campi in regioni che ad oggi sono fredde, che però sono sempre più soggette a eventi estremi. Un ottimo esempio è rappresentato dall’Italia: per tutto il 2019 il nord del paese è stato segnato da eventi metereologici improvvisi e violenti come grandine, venti, precipitazioni e gelate. Il risultato? Scarse rese e coltivazioni in seria difficoltà. La siccità, per dipiù, costringe gli agricoltori a utilizzare acqua di irrigazione di qualità inferiore, spesso contenente sale, nemico delle cultivar commerciali. A completare il quadro i livelli di ozono sempre più elevati, che sensibilizzano gli ortaggi a malattie, virus e batteri. Ma essendo i pomodori i più consumati al mondo, i fondi destinati alla ricerca genomica su questa coltura sono i più significativi, pertanto sono  ideali per sperimentare e mettere a punto nuove tecnologie di editing genetico, che potrebbero portare a esiti adattabili ad altri ortaggi in un futuro non molto lontano.

La tecnica Crispr adotta un meccanismo “taglia e incolla”, ovvero selezionando i tratti più interessanti e combinandoli tra loro per ottenere mutazioni mirate. Colture migliori, più gustose, più nutrienti e più resistenti, che preservano inoltre le qualità delle cosiddette razze autoctone, veri e propri scrigni di diversità genetica. Una volta identificati i geni intelligenti per il clima, possono essere isolati i tratti che incrementano la tolleranza al sale, la resistenza ai patogeni, dando vita anche a piante nane che non vengono spezzate dalle raffiche di vento. Come nel caso della pianta creata da Cermak e colleghi, è possibile anche dar vita de novo a delle specie che non esistono in natura, per ottenere in questo caso un pomodoro più adatto alla moderna agricoltura commerciale. Alcuni scienziati ritengono che l’editing genetico Crispr segni l’inizio della seconda rivoluzione verde, necessaria a nutrire la popolazione umana in rapida crescita. Tuttavia ci sono ancora ostacoli tecnici da affrontare, che vanno dall’incertezza del consumatore ad acquistare questi prodotti alle normative di riferimento. Vi sono già alcuni studi che analizzano questi aspetti con risultati incoraggianti, tuttavia il percorso è ancora complesso.

Fonte: BBC

Photo by Thomas Martinsen on Unsplash

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