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Lo scorso 19 marzo il Gruppo di lavoro Europeo sull’etica della scienza e delle nuove tecnologie (EGE) ha pubblicato un lungo report su Ethics of genome editing. Tale lavoro rappresenta una prima parte dello studio della Commissione europea atteso per fine aprile sulle New Genomic Techniques (NGTs). Il report analizza le dimensioni psicologiche, sociali ed ambientali di queste tecnologie in ambito umano, animale e agricolo.
Lo studio riconosce l’utilità delle NGTs nell’ottenere prodotti che possono rispondere alle esigenze di una popolazione in continuo aumento, alla scarsità di risorse e in generale alle esigenze dalla strategia Farm to Fork per aumentare la sostenibilità delle produzioni. Evidenzia come le NGTs potrebbero, con un controllo appropriato e proporzionato, migliorare la capacità di garantire la sicurezza alimentare, fornire risorse rinnovabili, salvaguardare la conservazione della biodiversità e proteggere l’ambiente; si sottolinea inoltre come senza di esse tali obiettivi potrebbero essere difficilmente raggiungibili. Dal punto di vista economico, l’EGE sottolinea inoltre come l’impatto legato alla scelta sull’utilizzo o meno delle nuove tecnologie possa essere significativo e che le autorità competenti debbano tenerne conto, evitando di privare la società e gli agricoltori dei possibili benefici.
L’EGE raccomanda inoltre che la tracciabilità e l’etichettatura dei prodotti ottenuti mediante NGTs siano richieste solo nei casi in cui le modifiche introdotte non sarebbero potute avvenire naturalmente attraverso mutazione o ricombinazione con piante sessualmente compatibili. Nel report si sottolinea infatti che requisiti di valutazione aggiuntivi si rivelerebbero costosi rendendo di fatto tali tecniche non utilizzabili per le piccole imprese o i centri di ricerca. È invece di estrema importanza, sottolinea il report, che si rafforzi la capacità delle piccole imprese di produrre nuove varietà, garantendo una scelta diversificata ed evitando monopoli di produzione che potrebbero trasformarsi in maggiore industrializzazione e precarietà dell’agricoltura.
Infine, si sottolinea l’importanza di un maggiore coinvolgimento della società, fornendo garanzie ed una corretta informazione.
Articolo di Silvia Giuliani
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