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Il fenomeno sempre più frequente delle ondate di calore è pericoloso per la salute non solo degli umani, ma anche delle piante. L’aumento vertiginoso e improvviso delle temperature, infatti, inibisce le difese di questi organismi, rendendoli più suscettibili all’attacco di parassiti e patogeni.
Alcuni scienziati della Duke University, in partnership con Yale, Barkley, Università della California e Tao Chen Huazhong Agricultural University hanno pubblicato su Nature uno studio che dimostra di aver individuato una specifica proteina delle cellule vegetali che mette in relazione l’aumento di mercurio e l’immunità della pianta, i cui risultati sono stati pubblicati su Nature. Ciò che gli scienziati conoscevano già era il ruolo dell’acido salicilico, un ormone naturalmente presente nei vegetali, che agisce sul sistema immunitario della pianta e lo rafforza, salvo quando intervengono appunto le ondate di calore. La base molecolare di questo crollo all’aumento delle temperature non era tuttavia ancora nota. Lo studio della pianta spinosa Arabidopsis thaliana ha rivelato che quando le temperature salgono a più di 86 gradi Fahreneit (30 gradi Celsius), l’acido salicilico prodotto non riesce più a proteggere adeguatamente l’immunità basale della pianta: i fitocromi, molecole che funzionano da termometro interno, diventano troppo sensibili a questo calore. La soluzione al problema risiede nel gene C8P60g, l’interruttore generale che inibisce la produzione di acido salicilico. Durante lo studio le piante il cui gene C8P60g è rimasto costantemente “acceso” non avevano alcun problema anche sotto stress. Lo step successivo è quello di progettare piante resistenti che riescano a tenere reattivo il gene senza influenzare negativamente i raccolti. Queste conclusioni sono finora valide sulle piante come pomodoro, colza e riso.
Fonte: Sciencedaily
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