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Durante la scorsa estate, i pomodori di un’azienda svizzera nel Canton Turgovia sono risultati positivi al ToBRFV: una lieve scoloritura sui frutti ha allarmato gli agricoltori, le opportune verifiche hanno poi confermato il sospetto. A quel punto è stato avviato l’iter di gestione e contenimento del virus, preso in carico dal servizio fitosanitario cantonale di competenza.
Dopo il blocco delle attività produttive dell’azienda, sono state attivate le misure del piano ufficiale di emergenza. Nel canton Turgovia il protocollo prevede i seguenti passaggi: prevenire la diffusione del virus attraverso la disposizione immediata di quarantena, la riduzione degli accessi per i dipendenti e il divieto di contatto della pianta con l’esterno. È necessario inoltre individuare possibili vie di ingresso del virus nella serra risalendo ai passaporti delle piante, così da poter allertare anche altre aziende che hanno acquistato prodotti della stessa origine, benché sia stato dimostrato che riuscire a risalire alla fonte dell’infezione è molto difficile. Il rischio di trasmissione tramite piantine è particolarmente elevato, tuttavia, anche semi, sistemi di irrigazione, cassette e attrezzi rappresentano potenziali vettori di contagio. Una verifica a campione in questo caso ha escluso infezioni nell’area circostante. Dopo aver sgomberato l’intero stock vegetale infetto e aver smaltito i rifiuti contaminati in un impianto di incenerimento, il virus è stato debellato. La serra e le attrezzature sono state interamente sanificate, eppure esiste una possibilità che il virus sopravviva in forma latente per altri cinquant’anni. Per il momento, se i test risulteranno negativi, l’azienda potrà riprendere la sua attività. La Confederazione e il Cantone si fanno carico di parte dei costi di sanificazione e anche di una parte di perdita di profitti, ma la maggior parte dell’investimento necessario a riprendere l’attività spetta alle aziende. Fortunatamente è possibile immettere in commercio i pomodori non sintomatici laddove non sussistano pericoli per i sistemi di trasporto e di filiera. In ogni caso la ricerca prosegue, con l’ambizione di mettere a punto nei prossimi anni dei pomodori resistenti al virus.
Photo by Markus Spiske on Unsplash