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Una nuova ricerca dell’American Society of Agronomy ha evidenziato che i prodotti a base di carne sono tra i più dispendiosi in termini di perdita di azoto: se questo elemento è da un lato fondamentale per la coltivazione delle piante, rappresenta al contempo una delle principali cause di inquinamento a livello globale.
Si rendono dunque indispensabili specifiche azioni allo scopo di operare un bilanciamento tra gli effetti negativi e quelli positivi. Xia (Emma) Liang, membro dell’American Society of Agronomy, ha avviato uno studio proprio su questo tema, concentrandosi in particolare sulla produzione alimentare. La studiosa ha messo a punto, insieme al suo team di ricerca, un progetto in grado di orientare e misurare accuratamente la perdita di azoto in un’ampia selezione di colture e prodotti alimentari. La ricerca è stata presentata all’incontro virtuale annuale dell’ASA, Soil Science Society of America (SSSA) e Cactus and Succulent Society of America (CSSA). L’obiettivo del team è di offrire il proprio contributo nel rendere i sistemi agricoli di tutto il mondo sostenibili, meno inquinanti e più redditizi.
Il modello di Liang è in grado di misurare sia la perdita complessiva di azoto che l’intensità, ovvero la perdita per unità di cibo o di azoto, informazione che consente un confronto più accurato. Ad esempio, i chicchi di cereali hanno una bassa intensità di perdita, ma quella complessiva è elevata perché sono coltivati in quantità ingenti. D’altra parte, un prodotto animale come la carne di bufalo ha un’alta intensità di perdita, ma quella complessiva è bassa, per la ragione inversa. Quantità e intensità variano dunque notevolmente in base ai diversi prodotti alimentari. Il database messo a punto dai ricercatori comprende 115 prodotti vegetali e 11 prodotti di origine animale su scala mondiale. I bovini apportano il maggior contributo all’inquinamento globale, cui seguono la produzione di riso, frumento, mais, maiale e soia. La carne bovina è l’alimento con la più alta intensità di perdita, seguita da agnello, maiale e altri prodotti animali. In generale, l’intensità di perdita del bestiame è di molto superiore a quella dei prodotti vegetali, perciò un cambiamento generale nello stile alimentare porterebbe enormi benefici all’ecosistema in generale: minor danni a suolo e acqua, meno smog, meno problemi di salute per tutti gli esseri viventi.
Mettere in pratica le strategie più idonee è ovviamente complesso. Le aziende dispongono già di sistemi per gestire la perdita di azoto, inclusi gli allevamenti: ma il lavoro on-the-farm rappresenta solo una parte della questione. La studiosa afferma che lo strumento più efficace per promuovere in modo sistematico pratiche sostenibili ad oggi sono gli incentivi economici.
Infine, anche sul piano individuale si può fare la differenza: ridurre il consumo di carne e lo spreco di cibo sono due valide scelte, così come l’acquisto di elettrodomestici più efficienti in termini di consumo di acqua ed energia.
Fonte: New Food Magazine
Photo by Dave Hoefler on Unsplash